lunedì 20 gennaio 2025

"Un americano tranquillo" di Graham Greene

Indocina, Vietnam, la Francia sta perdendo una guerra coloniale, che presto coinvolgerà direttamente gli Stati Uniti. La storia, apparsa a stampa nel 1955, è raccontata in prima persona da un corrispondente di guerra inglese, un cronista puro e disincantato, uno di quelli che racconta ciò che vede, senza metterci le proprie idee e le proprie passioni: Thomas Fowler. Il suo antagonista, uno strano antagonista a dire il vero, è The Quiet American, dal titolo originale del romanzo. Un ragazzone americano di buona famiglia, uno che crede nell'esportazione e, soprattutto, nell'esportabilità della democrazia. Anche a costo di compromettersi. A dividerli una donna, Phuong, tanto venale e prosaica, quanto pure ingenua e sentimentale. Fowler ne ha bisogno, per restare lontano dalla moglie in Inghilterra e dalla vecchiaia che sente incombere, unico rimedio a un cinismo, che pure conosce qualche pausa. L'americano, invece, vuole redimerla e sposarla e condurla in patria. Quando l'americano viene ucciso, siamo all'inizio del romanzo e il resto si chiarirà in seguito, ci chiediamo subito che ruolo abbia avuto Fowler nella sua morte: l'americano gli aveva portato via Phuong. Se lo chiede anche Vigot, gran poliziotto di rara sensibilità, un confessore prima che un investigatore. Per il resto, la scena se la prende la guerra, con le sue vittime innocenti, le buone e le cattive intenzioni di attori non sempre consapevoli di ciò che fanno e di ciò che causano. Greene, al solito, è un maestro nel costruire una tensione costante, eppure sempre sostenibile. 

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