Si parla di letteratura e di libri. Recensioni e riflessioni, senza prendersi troppo sul serio.
martedì 26 aprile 2022
mercoledì 20 aprile 2022
Il cappello del prete di Emilio De Marchi
Non ha avuto, soprattutto non ha oggi, il successo che avrebbe meritato, soprattutto il successo che meriterebbe, Il cappello del prete di Emilio De Marchi, romanzo apparso a puntate nel 1887. Opera originalissima, godibilissima, un giallo, quando di giallo nemmeno si parlava, ambientata a Napoli e dintorni, ma che profuma anche d'Inghilterra, perché il barone Carlo Coriolano di Santa Fusca è abituale frequentatore di un club e certe sue abitudini da perdigiorno annoiato e indebitato ci ricordano quelle di tanti personaggi dei romanzi di Dickens e di Trollope. L'intreccio è notevole e spassoso, le battute sul giornalismo, che in assenza di notizie sarebbe disposto a fabbricarne, sono fulminanti. E straordinarie le atmosfere, quelle che più si ricordano dopo aver letto il libro. De Marchi sembra quasi un Simenon ante litteram, senza però quell'ansia incombente, quel disagio perenne, quella sensazione claustrofobica che domina i romanzi del belga senza Maigret. Si tratta di un libro sulla coscienza e i suoi tormenti. E, a suo modo, sulla giustizia. Che, alla fine, quasi senza darlo a vedere, ripara i torti e ristabilisce l'ordine.
"I misteri di Marsiglia" di Zola
Un roman feuilleton a firma di Zola, prima che Zola diventi il maestro del realismo francese, che pure, nell'opera giovanile I misteri di Marsiglia (1867), s'intravede, qua e là.
Un amore contrastato, lui di condizione sociale inferiore a quella di lei, lui, Philippe Cayol, un avventuriero, lei, Bianca de Cazalis, un'ingenua, la fuitina, sì c'è anche quella, la famiglia di lei, meglio lo zio e tutore, che li cerca, la cattura, il processo rumoroso e la condanna di lui, l'abiura di lei, la fuga di lui, poi il figlio della colpa, infine l'espiazione e la redenzione che culminano con la morte di tutti e due per via del colera. Ma, il figlio sopravvive.
Raccontata così, raccontata anche male, per carità, questa storia si fatica ad intestarla a Zola. Eppure è tutta sua. Ed è bella, avvincente, piena di quei colpi scena tipici del romanzo tout court, non soltanto del romanzo ottocentesco, quando ancora non si era rinunciato all'ambizione di stupire e sorprendere il lettore e, sì, anche di tenerlo sveglio, a forza di scossoni, davanti al fuoco del camino. Ne risulta comunque un affresco riuscito della Marsiglia e della Provenza e forse del Midì degli anni '40 del diciannovesimo secolo. E della Francia di Luigi Filippo. E della giustizia che vi si praticava, che aveva mantenuto, attraverso manifestazioni di durezza e di belluina ostentazione, come la gogna, qualcosa di profondamente antico. Verrebbe da dire medievale. Se prima non ci fosse stata la rivoluzione francese. O forse proprio perché c'era stata. Ma, questa sarebbe un'altra storia.
martedì 19 aprile 2022
La cieca di Sorrento di Francesco Mastriani
Pochi romanzi hanno avuto la fortuna di pubblico conosciuta dal romanzo che Francesco Mastriani diede alle stampe nel 1852: La cieca di Sorrento. Mastriani, che, ai tempi suoi, Croce dixit, leggevano tutti ad eccezione delle classi colte, fu un romanziere straordinariamente prolifico, capace di attraversare e, in qualche modo, d'inventare o di precorrere, più generi letterari, con un stile spesso notevole, anche quando le esigenze della vita pratica lo costringevano a ritmi produttivi durissimi.
Mastriani ambienta la sua storia a Napoli e protagonista ne é Gaetano Pisani, un giovane povero, tanto acuto quanto d'aspetto infimo. Povero, poverissimo. Porta il peso della sciagurata fine del padre.
Perché leggere un libro di 170 anni fa, che non viene annoverato tra i classici?
Per calarsi nella Napoli degli anni '40 (è ambientato allora) del diciannovesimo secolo, quand'era ancora la capitale del più importante stato della penisola italiana; perché i continui colpi di scena, anche quelli più sorprendenti e spiazzanti, sono tenuti assieme dalla sbrigliata fantasia dell'autore; perché in quest'opera ingiustamente trascurata dalla critica, sia pure in forma embrionale, convivono elementi del romanzo psicologico, del poliziesco e, sì, anche del verismo. Un verismo appena abbozzato, forse di maniera, e certamente ante litteram, che, tuttavia, merita di essere approfondito. Non a caso, dal romanzo di Mastriani, pur con delle variazioni, talora significative, alla trama, furono tratti tre film: nel 1934, per la regia di Malasomma, nel 1953, per la regia di Gentilomo, e nel 1963, per la regia di Nick Nostro. Leggendo La cieca di Sorrento, vi renderete conto di essere di fronte a qualcosa di diverso dal tipico feuilleton. E nella vicenda del protagonista qualcuno potrà forse scoprire delle somiglianze, forse esagero, con un certo Raskolnikov.
Presentazione del blog "Libri e libelli"
Nasce oggi un nuovo blog: Libri e libelli. Per parlare, a tempo perso, di letteratura. Benvenuti.
Iscriviti a:
Post (Atom)
"Un americano tranquillo" di Graham Greene
Indocina, Vietnam, la Francia sta perdendo una guerra coloniale, che presto coinvolgerà direttamente gli Stati Uniti. La storia, apparsa a s...
-
Suggeriamo un nuovo libro, diponibile da ieri sera su Amazon. A metà strada tra un giallo e un poliziesco classico, ambientato, soprattutto ...
-
Ora disponibile su Amazon la terza edizione del romanzo " Le indagini di Passatista ", di Giuseppe Di Principe: romanzo giallo, po...
-
Ora disponibile su Amazon la seconda edizione del romanzo " Le indagini di Passatista ", di Giuseppe Di Principe. Versione cartace...